CREATO PER ZUCCHETTI
La pandemia ha trasformato all’improvviso il modo di lavorare nelle aziende e nelle grandi organizzazioni. Per la cultura del lavoro e delle divisioni HR è una vera e propria rivoluzione, ma esistono già soluzioni tecnologiche innovative per gestire la transizione.
Lavorare a distanza per contenere i rischi legati alla pandemia è stata, per gran parte delle persone, un’esperienza improvvisa, un evento disruptive. Trasformare qualunque luogo, a cominciare dalla propria abitazione, in una postazione di lavoro, ha rappresentato non soltanto una sfida in termini di sicurezza – per avere la garanzia di poter operare su dati e applicazioni aziendali senza provocare brecce nella rete – ma anche un grande e rapidissimo cambiamento in termini di rapporti sul lavoro e di qualità della vita.
Un sondaggio condotto da Variazioni dopo il lockdown del 2020 tra circa 15.000 dipendenti privati in Italia indicava che oltre l’85% ha vissuto l’improvviso passaggio al telelavoro – perché lo smart working è basato sulla flessibilità dei tempi e degli spazi, non semplicemente sul lavoro a distanza grazie alle tecnologie digitali – bene o addirittura molto bene, consentendogli di bilanciare meglio le necessità del lavoro e quelle della vita personale e familiare in un momento difficile. Per questo, la grande maggioranza degli intervistati vorrebbe continuare a praticarlo in futuro, convinta che l’esperienza del Covid contribuirà a introdurre o rafforzare il lavoro agile in tutte le aziende.
Per contro, un’altra indagine, quella dell’Osservatorio sullo smart working del Politecnico di Milano condotta nell’autunno 2020, segnalava che quasi il 30% degli intervistati aveva avuto difficoltà a separare tempo di lavoro e tempo privato e una stessa percentuale aveva sperimentato una sensazione di isolamento rispetto alla propria organizzazione, con problemi legati anche allo stress da iperconnessione. Ma al tempo stesso la ricerca sottolineava che il 70% delle grandi imprese erano pronte ad aumentare le giornate di lavoro da remoto, grazie anche al miglioramento delle competenze digitali dei dipendenti (71%), superando così il ritardo che ha caratterizzato l’Italia in questo settore. Ancora nel 2018 infatti, la media di applicazione del telelavoro era del 2% tra settore pubblico e privato, rispetto all’11,6% dell’Unione Europea, secondo i dati di Eurostat.
Questo passaggio non rappresenta soltanto una grande occasione per lo sviluppo delle tecnologie digitali anche in Italia, con la diffusione di strumenti adeguati e sicuri per il lavoro da remoto – non solo per le imprese ma anche per l’amministrazione e le aziende pubbliche – ma fornisce anche l’opportunità per un cambiamento culturale.
Una vera e propria rivoluzione della cultura del lavoro e dei dipartimenti HR, le risorse umane, che richiede ovviamente un percorso adeguato in termini di analisi, consulenza e formazione.
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